I materiali plastici biodegradabili sono da tempo una realtà commerciale.
Nel settore agricolo le plastiche tradizionali (polietilene, polipropilene ecc.) sono utilizzate in svariate applicazioni quali i film plastici per la copertura del suolo per ridurre la presenza di erbe infestanti, i legacci e fermagli per sostenere le piante durante la crescita, i vasi per la vivaistica.
Tutti prodotti che semplificano il lavoro quotidiano e talvolta favoriscono le produzioni ma che, al termine del loro uso, devono essere raccolti per evitare inquinamenti del terreno.
La norma UNI 11462 "Materiali plastici biodegradabili in suolo - Tipi, requisiti e metodi di prova" definisce le caratteristiche dei materiali plastici impiegati per preparare manufatti da utilizzare per lo più in campo agricolo che, a fine uso, possono essere lasciati sul o nel suolo e in questo ambiente biodegradati senza lasciare residui tossici.
Secondo la norma, i materiali plastici devono essere sottoposti a una serie di prove con le quali determinarne il contenuto di metalli pesanti, mostrare una biodegradazione almeno del 90%, mostrare che il materiale non rilascia sostanze tossiche nel suolo attraverso prove di ecotossicità.
La UNI 11462 si muove quindi in due direzioni: sul materiale, con la valutazione della biodegradabilità e il controllo dei metalli pesanti; sul suolo, dopo degradazione del materiale, per verificare eventuali effetti ecotossici.
La norma permette di caratterizzare in modo quantitativo le proprietà di biodegradazione in suolo delle plastiche, creando i presupposti per una verifica delle asserzioni riguardanti tali proprietà.
Fonte www.uni.com
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