sabato 12 gennaio 2013

Bolletta elettrica troppo cara: di chi è la colpa?


Se la bolletta elettrica è troppo cara non è per colpa delle rinnovabili!
Questo è quanto afferma il dossier "Energie Senza Bugie", realizzato dall'APER (Associazione Produttori Energie Rinnovabili), che analizza l'impatto delle fonti rinnovabili nella bolletta energetica degli italiani e presenta costi e benefici legati allo sviluppo di fotovoltaico, idroelettrico, eolico, bioenergie e geotermia in Italia.

I soldi spesi per il sostegno degli impianti che producono energia verde, rappresentano già oggi un bel risparmio nella "fattura energetica italiana" che paghiamo ai fornitori, praticamente tutti esteri, di gas, carbone e petrolio.

Il prezzo del petrolio negli ultimi 10 anni è lievitato del 300%, quello del gas del 400%, facendo passare la bolletta elettrica di una famiglia da 338 a 524 euro.
Le voci connesse alle fonti fossili sono passate dal 31% al 57% del totale, contro un'incidenza degli incentivi alle rinnovabili che non supera il 13% e che sono invece il nostro investimento verso l'autosufficienza energetica.

Nel 2011 l'Italia ha speso 59 miliardi di euro per la fornitura di fonti fossili, mentre autorevoli studi hanno quantificato che ad oggi il beneficio economico ottenuto con le rinnovabili è già tra i 30 e i 76 miliardi di euro.

Altra voce di spesa è connessa al "decomissioning", la complessa e costosa fase di smantellamento delle centrali nucleari e di ripristino del territorio, che dovrebbe terminare nel 2020.
Per ripulirci dal vecchio nucleare si attinge dalla bolletta elettrica, e precisamente con la componente A2, che solo nel 2010 ha avuto un gettito di 410 milioni di euro. Considerando tutti gli oneri connessi alla denuclearizzazione dell'Italia si arriva alla cifra record di 20 miliardi di euro.

All'interno della bolletta ci sono inoltre, delle voci nascoste che fanno lievitare non poco la spesa per l'energia elettrica. Tra queste il CIP6, nato per sostenere le fonti rinnovabili e trasformato in un sussidio per le fonti “assimilate alle rinnovabili”, in realtà scarti di lavorazione del petrolio; il servizio di interrompibilità, un bonus dato ai grandi consumatori per la disponibilità a staccarsi di tanto in tanto dalla corrente che di fatto non accade quasi mai; gli interconnector virtuali un meccanismo che consente ai grandi consumatori di comprare l’energia elettrica ad un prezzo molto più basso di quello di mercato: la differenza viene pagata con le bollette di tutti gli altri. Per questi ed altri oneri si parla di una cifra pari 70 miliardi in 20 anni, e solo l’anno scorso più di 3 miliardi di euro. 

Per l'incentivazione delle rinnovabili invece, nel 2011 sono stati spesi circa 7,5 miliardi di euro di cui circa il 56% per il fotovoltaico, il 20% per le biomasse, l’11% per l’eolico, l’11% per l’idroelettrico e il 2% per il geotermico.

Sempre nel 2011 circa il 76% dell’elettricità ha avuto origine, fuori dai nostri confini. Infatti, il 14% l’abbiamo importata dai nostri vicini e il 62% l’abbiamo prodotta con i nostri impianti ma con materia prima fossile in gran parte importata.
Il restante 24% è stata prodotta in Italia con le fonti rinnovabili. Di questo passo nel 2020 saremo 2 volte più indipendenti dalle forniture estere.

Il dossier completo è disponibile sul sito web dell'APER, a cui si è indirizzati cliccando qui.

Fonte www.aper.it

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